giovedì 15 novembre 2012

SAHARA 100km no stop




Autore: Carlo



Eccomi qua a raccontare la mia nuova avventura.
Prima di iniziare il MIO racconto, desidero complimentarmi con tutti i podisti che hanno preso parte alla maratona di Venezia: il termine eroi (usato dal gazzettino) non è stato evidentemente scelto a caso, (specialmente per quanti erano alla loro prima esperienza su questa distanza) perchè portarla a termine in quelle condizioni climatiche, tra vento e pioggia e’ stata sicuramente una prova eroica. Bravi a tutti e spero di incontrarvi al piu’ presto per sentire dalla vostra viva voce le vostre impressioni e commenti sulla corsa.

Venendo a me,  per tutta l’estate il pensiero e’ stato rivolto a decidere in quale impresa cimentarmi in autunno. Ai continui suggerimenti di Anna che cercava di convincermi ad iscrivermi alla 100km a tappe in Kalahari, si contrapponevano le “tentazioni” dell’agenzia Zitoway (alias Adriano Zito) che proponeva una 100km del Sahara no-stop. Entrambe le opzioni mi “intrigavano” ma bisognava fare una scelta: di 100km a tappe ne avevo corse già 2, mentre una 100km non l’avevo mai corsa;  inoltre Adriano Zito sul sito diceva che questa sarebbe stata una edizione UNICA ed IRRIPETIBILE in occasione dei 15 anni di vita della Zitoway. E poi, diciamolo, la prospettiva di correre di notte nel deserto al chiaro di luna sotto il cielo stellato ha fatto si che optassi per questa avventura che vi sto per raccontare…

Partenza Mercoledi’ 24 ottobre.
La compagnia aerea Tunisair  con viaggio alquanto avventuroso ci ha portati da Venezia a Djerba, dove era prevista la sosta di un giorno (giovedi) per attendere l’arrivo degli atleti provenienti da Milano e Roma.
Il venerdi mattina, dopo un viaggio di circa 3 ore in pulman, siamo arrivati verso le 11 in localita’ Chenini, luogo in cui era fissata la partenza della gara per le 16,30 locali.
Dopo il controllo del “kit” che ogni concorrente deve portare con sè durante la gara e  la distribuzione dei pettorali ci attende un pranzo con cibi adatti a fornire l’energia necessaria al podista che si appresta a correre una 100km non stop.
Verso le 14 iniziano i preparativi per la partenza, momento molto suggestivo in manifestazioni di questo tipo in cui è possibile osservare con quanta cura gli atleti si preparano: indossano l’abbigliamento adeguato, si spalmano creme,  si ungono i piedi, si allacciano le scarpe, riempiono le boracce camelback, controllano le cosiddette “bombe” (alias barrette energetiche, gel, pastiglie ecc.), c’è poi chi fa gli allungamenti, chi lo stretching, il tutto per ingannare l’attesa che precede l’inizio della gara.

Si parte accompagnati dalla musica dei Queen “We Will Rock You”: la prima parte del percorso prevede una salita di circa 6km che ci porta in quota (circa 580mt) sull’altipiano locale per poi proseguire su strade sterrate di continui saliscendi. Il fondo è abbastanza duro e quindi si corre bene. Nel frattempo sopraggiunge il buio e non siamo ancora arrivati al primo ristoro situato al 20mo km…

Apro una parentesi per illustrarvi la “tattica” adottata:  
Prima di partire, insieme a 2 “compagni” (Marco e Francesco) di Padova si mette a punto la strategia di corsa: fissare come traguardi intermedi i 4 ristori, e come tecnica di corsa, correre per 5km ad un passo di circa 6km al minuto, per poi camminare veloce per 1km; ma come succede spesso…. al pronti via si parte a tutto gas, e così infatti hanno fatto i 2 amici, i quali in cima alla salita erano scomparsi dal mio orizzonte….
Tuttavia, decido di non cambiare strategia e continuo con il mio passo e dopo 2ore e 20 sono al primo ristoro, dove riempio il camelback e riparto.
Con il buio mi accorgo che le nuvole non permettono alla luna di illuminare la strada resa ostica oltre che dai continui saliscendi, anche dalla presenza di sabbia e ciottoli che rendono difficoltoso ogni passo.

Sempre seguendo la mia strategia di corsa giungo al 40mo km in 4ore e 50minuti, dopo aver recuperato e superato i due amici lungo il tragitto. Faccio la sosta per il pieno al camelback e alla borraccia, e nel frattempo i 2 raggiungono il ristoro, li attendo e partiamo insieme con l’obiettivo di rimanere insieme per evitare la solitudine, fattore molto temuto, che di notte nei momenti di stanchezza (che sappiamo arriveranno di sicuro) puo’ far scendere l’adrenalina e compromettere il termine di gare così impegnative.
Rimaniamo insieme solo per qualche km in realtà, finchè Marco, assistito da Francesco, accusa un dolore al ginocchio che lo obbliga a fermarsi per farsi massaggiare: a questo punto continuo con il mio passo sul sentiero del terzo ristoro posto al 60mo km, dove l’organizzazione prevede pasto caldo e possibilita’ di cambiare gli indumenti e indossare le ghette, in previsione degli ultimi 15km di sabbia finissima. Arrivo al 3 ristoro in 7ore e 35minuti: mi cambio, mangio un po’ di pastasciutta, un paio di fettine di roastbeef, un pezzo di grana, calzo le ghette e riparto: prossima tappa ristoro nr. 4 km 80!!!

Dopo 60km, distanza mai corsa, faccio il primo check su me stesso: ascolto muscoli e articolazioni delle gambe e mi accorgo che sto bene! le gambe rispondono e la tecnica dei 5+1 funziona percio’ continuo. I km aumentano e nel frattempo perdo la compagnia del mio Garmin che, come era prevedibile, mi abbandonerà prima della fine; con questo ritmo raggiungo molti atleti che mi stavano davanti perché partiti più forte ma che evidentemente iniziavano a pagare lo sforzo. Una di loro, più degli altri mi ha colpito ed ho deciso di darle una mano: Elisabetta, l’ho raggiunta al 74mo km che camminava e l’ho spronata a seguirmi fino al ristoro; giunti al ristoro, lei si e’ fermata per riprendere fiato, mentre io, fatto il pieno di acqua sono ripartito per il tratto piu’ impegnativo: il Rush finale.

Le gambe rispondevano bene al punto che gli ultimi 3 km prima delle dune sono riuscito a farli di corsa, sapendo che i successivi km con dune le avrei camminati.
Una volta lasciato il terreno compatto mi sono ritrovato immerso nel buio senza alcuna possibilità di individuare passaggi alternativi alle dune evitando così di ritrovarmi con la sabbia fino al ginocchio o, peggio, con la faccia nella sabbia. Come se non bastasse, la tempesta di sabbia aveva divelto alcuni segnali luminosi indicanti il percorso con la conseguenza che alcuni atleti, me compreso, sono usciti dal tracciato. Non vi nego che in quei momenti forte e’ stata la tentazione di sedermi su una duna e aspettare l’alba o attendere il sopraggiungere di altri concorrenti per continuare fino al traguardo, ma facendo leva sulle ultime energie rimastemi e con la determinazione di chi e’ arrivato fin lì e non vuol fermarsi, sono salito su una duna altissima e sono riuscito a scorgere in lontananza un segnale che mi ha permesso di rientrare sul percorso.

Con il primo chiarore dell’alba, dopo  14ore 30minuti, finalmente ho raggiunto il traguardo posto nell’oasi di Ksar Ghilane, dove, ad attendere tutti gli atleti c’era lo staff di Zitoway capitanato da Adriano il quale tributava il giusto plauso con la consegna della medaglia ricordo.

Di maratone ne ho fatte piu’ di 50 (tra cui NY, Londra; Parigi, Vienna, Losanna, Chott, Saharawi, ecc), ho corso 2 volte la 100km a tappe (Sahara, Senegal), ma l’emozione (e relativo groppo in gola) che mi ha dato questa gara non so descriverla, bisogna provare per credere.

Altro non ho da raccontare se non per darvi appuntamento alla prossima avventura.
Saluti



                                                                                  Carlo


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