Autore: Carlo
Eccomi
qua a raccontare la mia nuova avventura.
Prima di
iniziare il MIO racconto, desidero complimentarmi con tutti i podisti che hanno
preso parte alla maratona di Venezia: il termine eroi (usato dal gazzettino)
non è stato evidentemente scelto a caso, (specialmente per quanti erano alla
loro prima esperienza su questa distanza) perchè portarla a termine in quelle condizioni
climatiche, tra vento e pioggia e’ stata sicuramente una prova eroica. Bravi a tutti
e spero di incontrarvi al piu’ presto per sentire dalla vostra viva voce le
vostre impressioni e commenti sulla corsa.
Venendo
a me, per tutta l’estate il pensiero e’
stato rivolto a decidere in quale impresa cimentarmi in autunno. Ai continui
suggerimenti di Anna che cercava di convincermi ad iscrivermi alla 100km a
tappe in Kalahari, si contrapponevano le “tentazioni” dell’agenzia Zitoway (alias
Adriano Zito) che proponeva una 100km del Sahara no-stop. Entrambe le opzioni mi
“intrigavano” ma bisognava fare una scelta: di 100km a tappe ne avevo corse già
2, mentre una 100km non l’avevo mai corsa;
inoltre Adriano Zito sul sito diceva che questa sarebbe stata una
edizione UNICA ed IRRIPETIBILE in occasione dei 15 anni di vita della Zitoway.
E poi, diciamolo, la prospettiva di correre di notte nel deserto al chiaro di
luna sotto il cielo stellato ha fatto si che optassi per questa avventura che
vi sto per raccontare…
Partenza
Mercoledi’ 24 ottobre.
La
compagnia aerea Tunisair con viaggio
alquanto avventuroso ci ha portati da Venezia a Djerba, dove era prevista la
sosta di un giorno (giovedi) per attendere l’arrivo degli atleti provenienti da
Milano e Roma.
Il
venerdi mattina, dopo un viaggio di circa 3 ore in pulman, siamo arrivati verso
le 11 in localita’ Chenini, luogo in cui era fissata la partenza della gara per
le 16,30 locali.
Dopo
il controllo del “kit” che ogni concorrente deve portare con sè durante la gara
e la distribuzione dei pettorali ci
attende un pranzo con cibi adatti a fornire l’energia necessaria al podista che
si appresta a correre una 100km non stop.
Verso
le 14 iniziano i preparativi per la partenza, momento molto suggestivo in
manifestazioni di questo tipo in cui è possibile osservare con quanta cura gli
atleti si preparano: indossano l’abbigliamento adeguato, si spalmano creme, si ungono i piedi, si allacciano le scarpe,
riempiono le boracce camelback, controllano le cosiddette “bombe” (alias barrette
energetiche, gel, pastiglie ecc.), c’è poi chi fa gli allungamenti, chi lo stretching,
il tutto per ingannare l’attesa che precede l’inizio della gara.
Si
parte accompagnati dalla musica dei Queen “We Will Rock You”: la prima parte
del percorso prevede una salita di circa 6km che ci porta in quota (circa
580mt) sull’altipiano locale per poi proseguire su strade sterrate di continui
saliscendi. Il fondo è abbastanza duro e quindi si corre bene. Nel frattempo sopraggiunge
il buio e non siamo ancora arrivati al primo ristoro situato al 20mo km…
Apro
una parentesi per illustrarvi la “tattica” adottata:
Prima
di partire, insieme a 2 “compagni” (Marco e Francesco) di Padova si mette a
punto la strategia di corsa: fissare come traguardi intermedi i 4 ristori, e
come tecnica di corsa, correre per 5km ad un passo di circa 6km al minuto, per
poi camminare veloce per 1km; ma come succede spesso…. al pronti via si parte a
tutto gas, e così infatti hanno fatto i 2 amici, i quali in cima alla salita erano
scomparsi dal mio orizzonte….
Tuttavia,
decido di non cambiare strategia e continuo con il mio passo e dopo 2ore e 20 sono
al primo ristoro, dove riempio il camelback e riparto.
Con il
buio mi accorgo che le nuvole non permettono alla luna di illuminare la strada
resa ostica oltre che dai continui saliscendi, anche dalla presenza di sabbia e
ciottoli che rendono difficoltoso ogni passo.
Sempre
seguendo la mia strategia di corsa giungo al 40mo km in 4ore e 50minuti, dopo
aver recuperato e superato i due amici lungo il tragitto. Faccio la sosta per il
pieno al camelback e alla borraccia, e nel frattempo i 2 raggiungono il
ristoro, li attendo e partiamo insieme con l’obiettivo di rimanere insieme per
evitare la solitudine, fattore molto temuto, che di notte nei momenti di
stanchezza (che sappiamo arriveranno di sicuro) puo’ far scendere l’adrenalina e
compromettere il termine di gare così impegnative.
Rimaniamo
insieme solo per qualche km in realtà, finchè Marco, assistito da Francesco, accusa
un dolore al ginocchio che lo obbliga a fermarsi per farsi massaggiare: a
questo punto continuo con il mio passo sul sentiero del terzo ristoro posto al
60mo km, dove l’organizzazione prevede pasto caldo e possibilita’ di cambiare gli
indumenti e indossare le ghette, in previsione degli ultimi 15km di sabbia
finissima. Arrivo al 3 ristoro in 7ore e 35minuti: mi cambio, mangio un po’ di
pastasciutta, un paio di fettine di roastbeef, un pezzo di grana, calzo le
ghette e riparto: prossima tappa ristoro nr. 4 km 80!!!
Dopo
60km, distanza mai corsa, faccio il primo check su me stesso: ascolto muscoli e
articolazioni delle gambe e mi accorgo che sto bene! le gambe rispondono e la
tecnica dei 5+1 funziona percio’ continuo. I km aumentano e nel frattempo perdo
la compagnia del mio Garmin che, come era prevedibile, mi abbandonerà prima
della fine; con questo ritmo raggiungo molti atleti che mi stavano davanti
perché partiti più forte ma che evidentemente iniziavano a pagare lo sforzo.
Una di loro, più degli altri mi ha colpito ed ho deciso di darle una mano:
Elisabetta, l’ho raggiunta al 74mo km che camminava e l’ho spronata a seguirmi fino
al ristoro; giunti al ristoro, lei si e’ fermata per riprendere fiato, mentre io,
fatto il pieno di acqua sono ripartito per il tratto piu’ impegnativo: il Rush
finale.
Le
gambe rispondevano bene al punto che gli ultimi 3 km prima delle dune sono
riuscito a farli di corsa, sapendo che i successivi km con dune le avrei
camminati.
Una
volta lasciato il terreno compatto mi sono ritrovato immerso nel buio senza
alcuna possibilità di individuare passaggi alternativi alle dune evitando così
di ritrovarmi con la sabbia fino al ginocchio o, peggio, con la faccia nella
sabbia. Come se non bastasse, la tempesta di sabbia aveva divelto alcuni
segnali luminosi indicanti il percorso con la conseguenza che alcuni atleti, me
compreso, sono usciti dal tracciato. Non vi nego che in quei momenti forte e’
stata la tentazione di sedermi su una duna e aspettare l’alba o attendere il
sopraggiungere di altri concorrenti per continuare fino al traguardo, ma
facendo leva sulle ultime energie rimastemi e con la determinazione di chi e’
arrivato fin lì e non vuol fermarsi, sono salito su una duna altissima e sono
riuscito a scorgere in lontananza un segnale che mi ha permesso di rientrare sul
percorso.
Con il
primo chiarore dell’alba, dopo 14ore
30minuti, finalmente ho raggiunto il traguardo posto nell’oasi di Ksar Ghilane,
dove, ad attendere tutti gli atleti c’era lo staff di Zitoway capitanato da
Adriano il quale tributava il giusto plauso con la consegna della medaglia
ricordo.
Di
maratone ne ho fatte piu’ di 50 (tra cui NY, Londra; Parigi, Vienna, Losanna, Chott,
Saharawi, ecc), ho corso 2 volte la 100km a tappe (Sahara, Senegal), ma l’emozione
(e relativo groppo in gola) che mi ha dato questa gara non so descriverla, bisogna
provare per credere.
Altro non ho da raccontare se non per darvi
appuntamento alla prossima avventura.
Saluti
Carlo
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